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Intervista a Yvonne Muraglia
di Luana Gardellin
Nel corso del convegno abbiamo avuto il piacere di ospitare e incontrare Yvonne Muraglia e di
scambiare con lei “2 chiacchiere” ...intanto la presentiamo:
Laureatasi con una tesi in filosofia orientale nel 1973 e diplomatasi a Tokio al centro Iokai del
maestro Shizuto Masunaga nel 1982, si dedica negli anni alla pratica del buddismo Theravada,
alla macrobiotica frequentando i corsi di Micho Kushi a Boston; dopo aver insegnato a Città
del Messico e a San Francisco, nel 1986 è a Parigi per frequentare i corsi di agopuntura del
prof. J. Marc Kespi e nel 1988 è a Singapore per apprendere il Qi- Gong e approfondire lo
studio dell’agopuntura; successivamente si diploma presso lo Hong Kong Institute of
Acupunture e il Chinese Acupunture e Cauterization Centre di Singapore. Dal 1992 dirige la
Scuola di Shiatsu e Arti Energetiche Te Hara a Rovereto (TN) mantenendo in essa il legame
originario con la tradizione giapponese
D- Dopo un percorso del genere la prima domanda forse è un po’ ovvia ma ci piacerebbe saper
come ti sei avvicinata allo shiatsu
R- Per caso....avevo lavorato, in Italia, con una donna che curava i malati di cancro con la
macrobiotica, ed è stata un ottima palestra, mi ha aperto la mente a tecniche orientali, a
terminologie che a quei tempi non erano conosciute..Subito dopo questo periodo sono andata
in America, vivevo a Berkeley, ho comperato un libro di shiatsu e ho cominciato a premermi e
funzionava; il primo corso che ho trovato in giro l’ho fatto, era uno della Macrobiotica di Boston,
quando sono tornata in Italia, era il 1976, mi sono presentata a casa di Minani (un amico di
Yugi) a Milano e gli ho chiesto un trattamento, è stato bravissimo. I giapponesi sono precisi
nelle tecniche e creativi, prendono idee dagli altri ma le sviluppano e le modificano da farne
delle nuove creazioni. Hanno preso i meridiani dalla MTC, la pressione dell’ Anma e ne hanno
fatto un metodo: lo shiatsu.
D- Come coniughi l’uso dei punti con lo stile Iokai?
R- Mi arrabbio, a volte, quando penso che nello shiatsu italiano è stato sottolineato l’uso dei
punti...Ma è digitopressione non è shiatsu!
Certo lo shiatsu è “pressione con le dita” ma il Maestro Masunaga spiega che nell’evoluzione
è stato introdotto il gomito, il ginocchio oltre all’uso del palmo e del pollice che erano gli
strumenti tradizionali dello shiatsu, si tratta di un lavoro sul corpo inteso nel suo intero, anche
se ha male in una sua parte è comunque tutto il corpo che soffre. In occidente si tende a curare
la parte che fa male quando è, invece, l’intero che ne risente.