Page 5 - Costellazioni 1-2009
P. 5
Ed è proprio questo il primo principale motivo per cui, nel contesto del sistema duale, il meccanismo di
costruzione del sistema associativo deve essere fondato sul riconoscimento prioritario delle associazioni e
non delle professioni sottostanti. E’ diretta conseguenza della necessità di non cristallizzare, di non rendere
statico un processo evolutivo che deve offrire al cliente/consumatore (ovvero il fine ultimo di qualsiasi
processo di regolazione) un punto di riferimento nella scelta del professionista in grado di risolvere
concretamente e dinamicamente il suo problema del momento
Riconoscere le professioni e, solo in seguito i soggetti esponenziali che insistono su un determinato
segmento, significa rendere statico e rigido il segmento stesso. La necessità strategica di un sistema di
regolazione professionale che voglia avere un orizzonte temporale di stabilità è infatti quella di non
cristallizzare una situazione esistente ad una data determinata, rendendo statico un processo evolutivo che,
giorno dopo giorno, deve invece essere in grado di offrire al cliente/consumatore un valido ed attuale punto
di riferimento qualitativo nella scelta del professionista.
In questo ambito, la stratificazione competenziale e procedurale di un’attività professionale, qualunque essa
sia, non può resistere alle tempeste dinamiche generate dall’economia della conoscenza ed ai processi di
maturazione e saturazione del settore di mercato a cui fa riferimento: come dice qualche acuto commentatore
economico, nella knowledge economy o si è veloci o si è morti. E, per converso, una volta identificati le
caratteristiche di un determinato profilo professionale (una professione), è relativamente indifferente
scegliere il “nomen” del relativo soggetto esponenziale: che si chiami ordine o associazione è esattamente la
stessa cosa. In Spagna, ad esempio, gli ordini professionali sono stati trasformati in associazioni private
anche se il nome è rimasto lo stesso che i singoli organismi avevano in precedenza. Quello che conta non è la
forma, ma l’architettura sostanziale.
Ma riprogettare strategicamente e normativamente un sistema di regolazione professionale per adeguarlo ai
cambiamenti intervenuti e, soprattutto, per renderlo flessibile e adattivo rispetto a eventuali, ulteriori
cambiamenti futuri è un obiettivo complesso. In ogni caso, la necessità di riforma e di riconoscimento delle
associazioni professionali è generata dal fatto che oggi è in discussione è la stessa natura “protetta” delle
professioni e la sua sistemazione concettuale. Tale sistemazione (e la conseguente regolamentazione) che,
per quasi un secolo, ha costituito l’impianto normativo delle nostre professioni è in gravissima crisi.
Riassumendo, tre sono le principali ragioni “di sistema” di questa crisi. Il primo fattore critico, il più
importante, è proprio la staticità. La necessità di dover fotografare in un determinato momento storico le
competenze, il titolo di studio e le attività afferenti ad una determinata professione (individuando, qualora sia
necessario, anche le riserve di attività) cristallizza e rende statici tutti i succitati elementi e non consente
assolutamente alla professione di adattarsi a quel processo rapidissimo di cambiamento generato
dall’economia della conoscenza.
Il secondo grande fattore critico è la non uniformità, ossia la mancata rispondenza dell'intensità della
regolazione alle reali imperfezioni del mercato. Il problema dell'incertezza della qualità della prestazione e
della tutela del cliente/consumatore (che rappresenta la motivazione più profonda della regolamentazione)
non è infatti più grave nella prestazione del commercialista o dello psicologo rispetto a quella del tributarista,
del pedagogista o dell’informatico: eppure tutte le professioni citate sono regolate in modo sensibilmente
diverso nel nostro sistema professionale, oppure (in alcuni casi) non sono regolate affatto. Il terzo
fondamentale fattore critico è l'inadeguatezza dell’attuale regolamentazione a trasmettere in modo corretto le
informazioni rilevanti per il cliente/consumatore nel momento in cui sceglie il professionista e determina, di
conseguenza, il livello qualitativo della relativa prestazione professionale.
La conseguenza di tali criticità è che la configurazione economica di quasi tutti i nostri segmenti dei servizi
professionali, a causa della legislazione vigente e delle dinamiche di cambiamento accennate, risulta
particolarmente inefficiente. E questo perché le ampie diversità che esistono tra le differenti professioni si
possono analizzare anche attraverso un’ulteriore chiave di lettura: alcune professioni sono riuscite a
mantenere e consolidare posizioni di monopolio influendo in modo diretto o indiretto sul meccanismo
legislativo. Altre invece hanno avuto meno successo nell'attività lobbistica ed operano pertanto in regimi
totalmente esposti alla concorrenza non a causa di una diversità profonda e chiaramente osservabile nella
necessità di una regolazione più o meno intensa dell'attività economica.