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Ed è proprio questo il primo principale motivo per cui, nel contesto del sistema duale, il meccanismo di
            costruzione del sistema associativo deve essere fondato sul riconoscimento prioritario delle associazioni e
            non delle professioni sottostanti. E’ diretta conseguenza della necessità di non cristallizzare, di non rendere
            statico un processo evolutivo che deve offrire al cliente/consumatore (ovvero il fine ultimo di qualsiasi
            processo di regolazione) un punto di riferimento nella scelta del professionista in grado di risolvere
            concretamente e dinamicamente il suo problema del momento
            Riconoscere le professioni e, solo in seguito i soggetti esponenziali che insistono su un determinato
            segmento, significa rendere statico e rigido il segmento stesso. La necessità strategica di un sistema di
            regolazione professionale che voglia avere un orizzonte temporale di stabilità è infatti quella di non
            cristallizzare una situazione esistente ad una data determinata, rendendo statico un processo evolutivo che,
            giorno dopo giorno, deve invece essere in grado di offrire al cliente/consumatore un valido ed attuale punto
            di riferimento qualitativo nella scelta del professionista.
            In questo ambito, la stratificazione competenziale e procedurale di un’attività professionale, qualunque essa
            sia, non può resistere alle tempeste dinamiche generate dall’economia della conoscenza ed ai processi di
            maturazione e saturazione del settore di mercato a cui fa riferimento: come dice qualche acuto commentatore
            economico, nella knowledge economy o si è veloci o si è morti. E, per converso, una volta identificati le
            caratteristiche di un determinato profilo professionale (una professione), è relativamente indifferente
            scegliere il “nomen” del relativo soggetto esponenziale: che si chiami ordine o associazione è esattamente la
            stessa cosa. In Spagna, ad esempio, gli ordini professionali sono stati trasformati in associazioni private
            anche se il nome è rimasto lo stesso che i singoli organismi avevano in precedenza. Quello che conta non è la
            forma, ma l’architettura sostanziale.
            Ma riprogettare strategicamente e normativamente un sistema di regolazione professionale per adeguarlo ai
            cambiamenti intervenuti e, soprattutto, per renderlo flessibile e adattivo rispetto a eventuali, ulteriori
            cambiamenti futuri è un obiettivo complesso. In ogni caso, la necessità di riforma e di riconoscimento delle
            associazioni professionali è generata dal fatto che oggi è in discussione è la stessa natura “protetta” delle
            professioni e la sua sistemazione concettuale. Tale sistemazione (e la conseguente regolamentazione) che,
            per quasi un secolo, ha costituito l’impianto normativo delle nostre professioni è in gravissima crisi.
            Riassumendo, tre sono le principali ragioni “di sistema” di questa crisi. Il primo fattore critico, il più
            importante, è proprio la staticità. La necessità di dover fotografare in un determinato momento storico le
            competenze, il titolo di studio e le attività afferenti ad una determinata professione (individuando, qualora sia
            necessario, anche le riserve di attività) cristallizza e rende statici tutti i succitati elementi e non consente
            assolutamente alla professione di adattarsi a quel processo rapidissimo di cambiamento generato
            dall’economia della conoscenza.
            Il secondo grande fattore critico è la non uniformità, ossia la mancata rispondenza dell'intensità della
            regolazione alle reali imperfezioni del mercato. Il problema dell'incertezza della qualità della prestazione e
            della tutela del cliente/consumatore (che rappresenta la motivazione più profonda della regolamentazione)
            non è infatti più grave nella prestazione del commercialista o dello psicologo rispetto a quella del tributarista,
            del pedagogista o dell’informatico: eppure tutte le professioni citate sono regolate in modo sensibilmente
            diverso nel nostro sistema professionale, oppure (in alcuni casi) non sono regolate affatto. Il terzo
            fondamentale fattore critico è l'inadeguatezza dell’attuale regolamentazione a trasmettere in modo corretto le
            informazioni rilevanti per il cliente/consumatore nel momento in cui sceglie il professionista e determina, di
            conseguenza, il livello qualitativo della relativa prestazione professionale.
            La conseguenza di tali criticità è che la configurazione economica di quasi tutti i nostri segmenti dei servizi
            professionali, a causa della legislazione vigente e delle dinamiche di cambiamento accennate, risulta
            particolarmente inefficiente. E questo perché le ampie diversità che esistono tra le differenti professioni si
            possono analizzare anche attraverso un’ulteriore chiave di lettura: alcune professioni sono riuscite a
            mantenere e consolidare posizioni di monopolio influendo in modo diretto o indiretto sul meccanismo
            legislativo. Altre invece hanno avuto meno successo nell'attività lobbistica ed operano pertanto in regimi
            totalmente esposti alla concorrenza non a causa di una diversità profonda e chiaramente osservabile nella
            necessità di una regolazione più o meno intensa dell'attività economica.
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