Page 27 - Costellazioni 7-2020
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DI DOTT. BIAGIO NOTARIO PUNTO FISCALE
Dott. Biagio Notario
Convegno Nazionale
ATTIVITA’ DI OPERATORE 2-3-4 ottobre 2020
SHIATSU CON PARTITA IVA Convegno Aggiornamento Insegnanti
3-4 ottobre 2020
Convegno Aggiornamento Operatori
Quando si fanno trattamenti a fronte di un compenso (anche in natura) è naturale porsi la domanda se è
arrivato il momento di richiedere l’attribuzione della partita IVA.
Montegrotto Terme
La partita IVA non va sicuramente richiesta se l’attività è svolta in maniera occasionale. Il concetto di
occasionalità non è facile da interpretare perché non esiste alcun riferimento all’ammontare dei compensi o (Padova)
al numero di ore lavorate in un giorno o al numero di giorni lavorati in un anno. Un’attività è occasionale
quando viene svolta per un breve periodo, identificato da una data iniziale e finale, sicuramente inferiore
all’anno.
Al contrario, quando un operatore shiatsu pone in essere con regolarità, sistematicità e ripetitività una
pluralità di atti economici coordinati tra loro e finalizzati al conseguimento di un medesimo scopo scatta
l’obbligo di richiedere l’attribuzione della partita IVA.
Non esiste una disposizione che fissa un limite di compensi al di sotto del quale si è dispensati dall’obbligo
tributario di essere identificati ai fini IVA. Spesso nei siti internet si legge che al di sotto dei 5.000 euro di
compensi non è richiesta la partita IVA. In realtà tale limite è inesistente.
Per l’Agenzia delle Entrate ciò che conta è l’aver assunto un determinato comportamento in maniera
ripetitiva. Anche se l’attività è economicamente modesta, marginale o secondaria va considerata abituale se
è presente l’elemento della continuità.
Esempio n. 1 – Un operatore shiatsu che per hobby fa trattamenti a parenti ed amici, senza riceve alcun
compenso, non ha alcun obbligo di natura tributaria. Se accetta di sostituire un collega che, a seguito di un
infortunio, non può lavorare per alcuni mesi, è ugualmente dispensato dal richiedere l’attribuzione della
partita IVA in quanto trattasi di una prestazione di lavoro autonomo “occasionale”. Il compenso pattuito,
2.000 euro, sarà soggetto a ritenuta d’acconto ed eventualmente dichiarato nel Mod. 730 o Modello Unico
in base alla propria situazione fiscale.
Esempio n. 2 – Pochi trattamenti a settimana, a soggetti diversi, da gennaio a dicembre, ricavando un importo
totale di 2.000 euro è da considerarsi un’attività abituale. Ciò comporta l’obbligo di attribuzione della partita
IVA e l’obbligo di emettere una fattura. In realtà bisognerà farsi carico di ulteriori adempimenti come quello
di iscriversi all’INPS per il versamento dei contributi previdenziali e la scelta del regime fiscale da applicare.
Anche chi è lavoratore dipendente, o pensionato, non sfugge a quanto indicato nell’esempio n. 2. Unica
eccezione riguarda i dipendenti pubblici che per poter svolgere una seconda attività dovranno ottenere
l’autorizzazione del dirigente dell’amministrazione di appartenenza. La mancata autorizzazione costituisce
un preciso divieto allo svolgimento dell’attività (con o senza partita IVA).
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